Lectio III domenica di Pasqua

In queste domeniche DI Pasqua la liturgia ci invita ad approfondire il significato della morte e della risurrezione di Gesù: che cosa sono state? Cosa vogliono dire? Che volto di Dio ci hanno mostrato? Che volto dell’uomo ci hanno indicato? Quali le ricadute nella vita quotidiana?
Oggi tutto questo inizia ad esserci spiegato attraverso alcune parole che l’evangelista mette in bocca a Giovanni Battista, ma che in realtà sono proprio quasi una omelia su chi sia il Crocifisso-Risorto e cosa implichi per la nostra vita.

Dal vangelo di Giovanni (Gv 1, 29-34)

[29]Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco (= GUARDA) l’agnello (= il piccolo, il servo, il sacrificio) di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! [30]Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. [31]Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele». [32]Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. [33]Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. [34]E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».

Ecco: in greco c’è scritto “GUARDA” e richiama il verbo vedere che nel brano di oggi è ripetuto più volte. L’evangelista ci invita a sgranare gli occhi, a renderci conto, a guardare, a vedere in profondità e oltre l’immediatezza delle cose.
Come sto guardando alla vita, agli altri, alla realtà? Sta cambiando il mio modo di guardare all’esistenza e alle cose di tutti i giorni? Che speranza custodisco? Che coraggio sto imparando? Che passione sto vivendo? Che tenacia sto attuando? Sono attento e mi so stupire di tutto quanto ac-cade oppure… neanche me ne accorgo? Cosa ho visto/capito in questo tempo di quarantena?

L’agnello: che nella lingua di Gesù significa anche il piccolo, il servo, il sacrificio e riassume quindi tutta la vicenda di Gesù, chi Lui è veramente: il Dio-piccolo, il Dio-servo, il Dio che si consuma tutto per l’uomo.
E’ questo il Dio che ho imparato a conoscere in questa Pasqua? Cosa sto capendo del Dio cristiano? Mi interessa comprendere chi Dio sia veramente oppure… offf! Soprattutto, sto iniziando ad agire e a vivere come Lui, scegliendo quello che Lui sceglie, amando ciò che Lui ama, percorrendo la strada che Lui percorre? Desidero davvero seguirlo e imitarlo?

Io non lo conoscevo: il Battista sa ammettere di non conoscere Gesù e si dà da fare per scoprirlo.
Io invece cosa faccio per conoscere la mia fede? Quanto e come ascolto l’omelia della domenica? Ne sento almeno adesso la mancanza? In queste settimane chiuso in casa ho provato a leggere un po’ il vangelo??

Ho visto lo Spirito: il Battista capisce che in Gesù (fatto di carne, di servizio, di piccolezza, di perdono, di limite, di peccato e di solidarietà) è presente Dio stesso (il suo Spirito) e comprende che queste sono state le scelte di vita di Gesù che lo hanno reso… il Signore!
Io che scelte sto attuando? Che persona sto diventando? A che punto mi trovo? Cosa sto facendo della mia vita? Sto risorgendo davvero o sono sempre fermo allo stesso punto? Che credente sono? Chi mi vede cosa vede? Cosa vedono di me i miei figli? Cosa vedono di me i miei colleghi o i miei amici?

Ho visto e ho reso testimonianza: il cammino di fede del Battista, lo conduce a rendere testimonianza, a essere un testimone, un martire!
Qual è la mia testimonianza cristiana a scuola, al lavoro, in famiglia? So essere (almeno un po’) coerente con la mia fede? Quanto ho provato a soffrire o a rimetterci per la mia fede? Cosa penso dei cristiani che ancora oggi muoiono per la loro fede? E se toccasse a me??? Chi mi vede uscire dalla chiesa alla domenica vede una persona rinata, gioiosa, appassionata, oppure vede la solita faccia… da funerale???

La caratteristica tipica della fede consiste
nel GUARDARE al di là della realtà immediata,
come se si vedesse l’invisibile
e si regolassero le proprie azioni secondo quello sguardo

Card. C.M. Martini