Tempo di domande e di invocazione cercando insieme la vera sapienza!

CATECHESI per gli ADULTI

“INFONDA DIO LA SAPIENZA”

Si può evitare di essere stolti

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Sapienza cap. 9

«Dio dei padri e Signore di misericordia,
che tutto hai creato con la tua parola,
che con la tua sapienza hai formato l’uomo,
perché domini sulle creature fatte da te,
e governi il mondo con santità e giustizia
e pronunzi giudizi con animo retto,
dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te
e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,
perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella,
uomo debole e di vita breve,
incapace di comprendere la giustizia e le leggi.
Anche il più perfetto tra gli uomini, privo della tua sapienza,
sarebbe stimato un nulla.
Con te è la sapienza che conosce le tue opere,
che era presente quando creavi il mondo;
essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi
e ciò che è conforme ai tuoi decreti.
Mandala dai cieli santi,
mandala dal tuo trono glorioso,
perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica
e io sappia ciò che ti è gradito.
Essa infatti tutto conosce e tutto comprende:
mi guiderà prudentemente nelle mie azioni
e mi proteggerà con la sua gloria.

Dal “Memoriale ai Milanesi” di S.Carlo Borromeo (1578)

Amatissimi figliuoli dobbiamo sempre conoscere anco nelle avversità la potente mano di Dio e quel che da noi voglia la sua Maestà che tutto per benignità indirizza a nostro bene.

Conosci o Milano il beneficio che hai ricevuto: o Milano, la tua grandezza s’alzava fino ai cieli ed ecco d’un tratto che vien la pestilenza e in un tratto fu abbassatala tua superbia e sei ristretta nei tuoi muri e son rinchiuse nei tuoi confini le tue mercanzie. Fuggivano i grandi e i bassi; ti abbandonarono allora tanti, e nobili e plebei.

La parola del Papa (udienza del 26 giugno 2020)

Adesso è il momento di fare tesoro, di non dimenticare! C’è bisogno di vicinanza, di cura, di sacrificio per alimentare la fraternità e la convivenza civile. Ora più che mai si è dimostrata illusoria la pretesa di puntare tutto su se stessi, di fare dell’individualismo il principio-guida della società. Stiamo attenti perché appena passata l’emergenza sarà facile ricadere in quella illusione; è facile dimenticare alla svelta.

  • La sapienza pratica per imparare a… stare al mondo!
  • Non è più tempo di banalità
  • Ritorno all’essenziale
  • Ascoltare le domande
  • Dio solo può rispondere perché noi siamo dono e non pretesa!
  • Non solo informazioni, ma ricerca di SENSO
  • Tutto è in relazione

Cos’è il libro del Siracide?

Molti e importanti insegnamenti ci sono dati dalla legge, dai profeti e dagli altri scritti successivi, per i quali è bene dar lode a Israele quanto a dottrina e sapienza. Però non è giusto che ne vengano a conoscenza solo quelli che li leggono, ma è bene che gli studiosi, con la parola e con gli scritti, si rendano utili a quelli che ne sono al di fuori.

Per questo motivo, mio nonno Gesù, dopo essersi dedicato per tanto tempo alla lettura della legge, dei profeti e degli altri libri dei nostri padri, avendone conseguito una notevole competenza, fu indotto pure lui a scrivere qualche cosa su ciò che riguarda la dottrina e la sapienza, perché gli amanti del sapere, assimilato anche questo, possano progredire sempre più nel vivere in maniera conforme alla legge.

Siete dunque invitati a farne la lettura con benevola attenzione e ad essere indulgenti se, nonostante l’impegno posto nella traduzione, sembrerà che non siamo riusciti a rendere la forza di certe espressioni. Difatti le cose dette in ebraico non hanno la medesima forza quando vengono tradotte in un’altra lingua. E non solamente quest’opera, ma anche la stessa legge, i profeti e il resto dei libri nel testo originale conservano un vantaggio non piccolo.

Nell’anno trentottesimo del re Evèrgete, anch’io, venuto in Egitto e fermatomi un poco, dopo avere scoperto che lo scritto è di grande valore educativo, ritenni necessario adoperarmi a tradurlo con diligente fatica. In tutto quel tempo, dopo avervi dedicato molte veglie e studi, ho portato a termine questo libro, che ora pubblico per quelli che, all’estero, desiderano istruirsi per conformare alla legge il proprio modo di vivere.

  • Deutero-canonico (Ecclesiasticus): “Sapienza di Gesù Ben Sirach”, uno scriba
  • Commento alla Bibbia già esistente: (132 a.C.; originale ebraico 180 a.C.)
  • Raccolta di proverbi ebraici rivisitati attraverso l’ellenismo: conservatore illuminato

Alcuni brani

La Sapienza è il timor di Dio (Sir 1, 1-19)

Ogni sapienza viene dal Signore
ed è sempre con lui.
La sabbia del mare, le gocce della pioggia
e i giorni del mondo chi potrà contarli?
L’altezza del cielo, l’estensione della terra,
la profondità dell’abisso chi potrà esplorarle?
A chi fu rivelata la radice della sapienza?
Chi conosce i suoi disegni?
Uno solo è sapiente, molto terribile, seduto sopra il trono.
Il Signore ha creato la sapienza;
l’ha diffusa su tutte le sue opere, su ogni mortale, la elargì a quanti lo amano.

Il timore del Signore è gloria e vanto,
gioia e corona di esultanza.
Principio della sapienza è temere il Signore;
essa fu creata con i fedeli nel seno materno.
Pienezza della sapienza è temere il Signore;
essa inebria di frutti i propri devoti.
Radice della sapienza è temere il Signore;
i suoi rami sono lunga vita.

Chi è l’uomo (Sir 18, 7-14)

Che è l’uomo? E a che può servire?
Qual è il suo bene e qual è il suo male?
Quanto al numero dei giorni dell’uomo, cento anni sono già molti.
Come una goccia d’acqua nel mare e un grano di sabbia
così questi pochi anni in un giorno dell’eternità.
Per questo il Signore è paziente con gli uomini
e riversa su di essi la sua misericordia.

La sapienza è la legge (Sir 24, 22-32)

Tutto questo è il libro dell’alleanza del Dio altissimo,
la legge che ci ha imposto Mosè,

l’eredità delle assemblee di Giacobbe.
Essa trabocca di sapienza come il Pison
e come il Tigri nella stagione dei frutti nuovi;
fa traboccare l’intelligenza come l’Eufrate
e come il Giordano nei giorni della mietitura;
Farò ancora splendere la mia dottrina come l’aurora;
la farò brillare molto lontano.
Riverserò ancora l’insegnamento come una profezia,
lo lascerò per le generazioni future.
Vedete, non ho lavorato solo per me,
ma per quanti cercano la dottrina.

Per sorridere un po’ (Sir 25  e 26)

Qualunque ferita, ma non la ferita del cuore;
qualunque malvagità, ma non la malvagità di una donna;
Preferirei abitare con un leone e con un drago
piuttosto che abitare con una donna malvagia.
La malvagità di una donna ne àltera l’aspetto,
ne rende il volto tetro come quello di un orso.
Come una salita sabbiosa per i piedi di un vecchio,
tale la donna linguacciuta per un uomo pacifico.
Non soccombere al fascino di una donna,
per una donna non ardere di passione.
Dalla donna ha avuto inizio il peccato,
per causa sua tutti moriamo.
Invece una brava moglie è la gioia del marito,
questi trascorrerà gli anni in pace.
E’ un dono del Signore una donna silenziosa,
non c’è compenso per una donna educata.

Preghiamo insieme

Dio eterno, principio di ogni principio,
che pur nella nostra iniquità ci sopporti e prolunghi i nostri giorni per darci spazio
di raggiungere la sapienza del cuore, ispira e guida il lavoro delle nostre mani
nel rispetto e nell’esaltazione dell’opera tua, fino a che potremo contemplare apertamente
la soavità del tuo volto. Amen

La peste di Milano

Durante il 1575 e i primi mesi del 1576 si moltiplicano le segnalazioni al milanese Magistrato di Sanità. L’allarme cresce e alla fine di luglio si infetta Melegnano e di qui il morbo attacca il 3 agosto Cascina dei Comini, a poche miglia dalla città, il 4 agosto Monza, infine, l’11 agosto, si sparge la voce che il contagio abbia aggredito il Borgo degli Ortolani fuori Porta Comasca, di circa 6000 anime. Il Borgo viene fatto serrare e circondare da guardie, in modo che nessuno ne possa uscire, ma ormai il morbo stringe Milano in una morsa e ben presto fa la sua comparsa all’interno delle mura, iniziando la sua opera distruttrice nel quartiere di Porta Comasca. L’epidemia infetterà circa 120 località dello Stato di Milano: tra esse Seregno, Gorgonzola, Voghera, Gessate, Magenta, Rho, Meda, Inzago, Novate, Appiano, Saronno. Il 29 ottobre, si pone Milano in una prima quarantena, puntualmente rinnovata  fino alla fine del marzo 1577. Dopo questa data le disposizioni diventano meno rigide. Il morbo regredisce, ma non si spegne del tutto, all’inizio dell’autunno si assiste ad una sua recrudescenza. 

La quarantena consegna in casa donne e bambini, un solo membro della famiglia è abilitato a uscire per procurare il cibo. Possono circolare addetti al vettovagliamento, incaricati della Sanità e religiosi che prestano assistenza spirituale. Rimangono aperte botteghe di generi di prima necessità. Sospesi i mercati, chiuse le osterie. Le case dovevano essere visitate regolarmente per individuare i sospetti, o erano i capi famiglia a denunciarli agli anziani delle parrocchie. Ne seguiva il trasferimento alle capanne o al Lazzaretto, diviso in tre settori: sospetti, infetti, guariti. Le abitazioni vuote venivano disinfettate e imbiancate.

La popolazione era chiamata alla preghiera sette volte al giorno al suono delle campane e assisteva dalle finestre alle messe celebrate nelle strade.

La liberazione di Milano viene solennemente proclamata, con processione di ringraziamento, il 20 gennaio 1578.

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