Pensiero alla città – 26 agosto 2022

S. Alessandro Martire, Patrono della città di Melzo

Aggiornato con le foto della messa e della processione in fondo all’articolo.


La legione tebea di cui Alessandro faceva parte, pare fosse composta da alcuni leader significativi che lasciarono memoria di sé e che già in vita furono capaci di azioni determinati e coinvolgenti.

Tra questi ricordiamo il martire S.Vittore, molto venerato nella Chiesa ambrosiana; e poi S.Maurizio, comandante della legione; e infine il nostro S.Alessandro, vessillifero della legione stessa.

Ognuno di questi fu originale, ma tutti perseguivano il medesimo fine: servire il vangelo di Gesù.

Alessandro poi venne accusato di insubordinazione e lesa maestà; ci appare anche un po’ vigliacco mentre fugge per evitare la cattura e la morte…

Tutti questi elementi della vita di questi Santi, ci possono aiutare a comprendere meglio e ad orientare il nostro contesto e le scelte da compiere per il bene della nostra Città.

Come ormai da qualche anno, infatti, la festa del Patrono può divenire occasione per rivolgere un pensiero proprio alla nostra Città in un contesto post-elettorale delicato.

La fede cristiana non è una facciata formale o di occasione: essa permea e contagia le intenzioni, le scelte e gli obbiettivi da raggiungere, così come i mezzi e le strategie per attuare tali fini.

Alessandro, Vittore, Maurizio avevano le proprie caratteristiche ed originalità, ma la comune fede ha permesso loro di camminare nella stessa direzione di bene, abnegazione, dono di sé.

La medesima fede accomuna molti di noi, anche tra gli schieramenti politici: non è quindi possibile non tenerne conto mentre si amministra la Città o mentre si fa opposizione o quando si propone ciò che comunque deve essere poi vagliato e valutato criticamente…

Se l’obiettivo è il bene di tutti, ciò deve tanto più interessare e appassionare un credente che però (proprio in quanto credente) non si propone di perseguire un fine con qualunque mezzo e ad ogni costo! Tanto meno per rivalsa o pura contrapposizione.

Piuttosto, il credente, il politico credente, ha sempre come regola delle proprie scelte la domanda su cosa farebbe Cristo in qualunque situazione o dibattito o progetto.

Non si tratta di ingenuità devota, ma di reale volontà di edificare il bene e gli interessi dell’intera comunità sociale e non di una singola fazione o schieramento.

I quattro grandi pilastri della dottrina sociale della Chiesa devono allora necessariamente costituire il riferimento costante per quei credenti che amministrano la cosa pubblica perché divenga casa comune abitabile da tutti indistintamente, avversari politici compresi! Perché pure costoro sono cittadini.

Conviene allora ricordare che è anzitutto la persona (e non l’individuo e quindi non l’individualità) ad orientare l’impegno politico di un credente: ciò significa, tra gli altri aspetti, un’attenzione specifica e sempre vigilante a relazioni e rapporti che non siano concorrenziali o conflittuali; al rispetto della libertà e dei diritti di ciascuno; alla salvaguardia della dignità di tutti, nessuno escluso; e persino all’apertura alla dimensione trascendente che ogni persona custodisce e che un credente dovrebbe saper sempre riconoscere e stimare.

Tale orientamento permette di attuare la corresponsabilità e la cooperazione, ricordando che l’uomo viene alla vita da altri e la sua tensione stabile (sia come singolo che come gruppo) dovrebbe essere quella di vivere con e per gli altri. E’ quanto la dottrina sociale della Chiesa identifica con la solidarietà.

Da qui deriva il principio della sussidiarietà, ossia l’intervento ausiliario degli organismi sociali e delle istituzioni a favore dei singoli o dei gruppi per un loro sostegno o integrazione o promozione. A tal proposito ci auguriamo che questo continui ad avvenire anche nei confronti di attività assistenziali e caritative ecclesiali che, benchè agiscano gratuitamente e senza distinzione di nazionalità o di religione, stanno sostenendo l’onere di una pesante tassazione!

Il credente che amministra la Città agisce a nome, per conto e per il bene di tutti che non è semplicemente la somma dei beni particolari di ognuno, ma corrisponde al bene di tutti e di ciascuno che è tale solo perché insieme è possibile costituirlo e accrescerlo; è bene comune perché dice il bene di una comunità, ossia il significato, la ragione, la verità del suo agire comunitario e sociale.

Durante la pandemia, in questa circostanza invocavo lo spirito di profezia per una lettura di senso e di valore di quanto ci stava accadendo.

Lo scorso anno poi, già in vista delle elezioni amministrative, chiedevo a S.Alessandro di salvarci dal cinismo e dalla rassegnazione per imparare noi per primi a fare la differenza.

Oggi, con una guerra in atto, in mezzo a stravolgimenti climatici e disastri ambientali, con una crisi economica alle porte e una notevole confusione politica nazionale, parrebbe che ci sia ben poco da sperare e quasi nessun motivo per essere ottimisti…

Ma il credente custodisce addirittura una… certezza, la stessa che ha permesso a S.Alessandro di consumare la propria esistenza nel martirio. E la certezza è il Cristo vivo, reale, presente nella storia e nella vita di ciascuno di noi.

Mentre allora continuiamo ad esprimere riconoscenza e stima per chi tra noi ha scelto di coinvolgersi nel non facile impegno della cosa pubblica a favore della nostra Città, auguriamo a tutti loro (e in particolar modo ai credenti che sono tra loro) di saper operare secondo le parole di un’antichissima preghiera attribuita allo statista inglese San Tommaso Moro e ripresa recentemente anche dal nostro attuale Capo del Governo:

Signore, che io possa avere la forza
di cambiare le cose che posso cambiare;
che io possa avere la pazienza
di accettare le cose che non posso cambiare;
che io possa avere soprattutto
l’intelligenza di saperle distinguere.

don Mauro

PREGHIERA DELLA SERENITA’

attribuita a San Tommaso Moro
 (1478 – 1535)

Dio, concedimi la serenità

di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscerne la differenza.

Vivendo un giorno per volta;
assaporando un momento per volta;
accettando la difficoltà come sentiero per la pace.

Prendendo, come Lui ha fatto, questo mondo peccaminoso

così com’è, non come io vorrei che fosse.
Confidando che Egli metterà a posto tutte le cose,

se io mi arrendo al Suo volere.

Che io possa essere ragionevolmente felice in questa vita,
e infinitamente felice con Lui per sempre nella prossima.

Le foto della messa e della processione: