Appena il cuore si desta intuisce la verità

Romano Guardini, grande teologo tedesco vissuto nel Novecento, dice che noi diamo spesso per ovvia l’esistenza di noi stessi, della realtà e anche degli altri e «quando il nostro sentimento è intorpidito, accoglie l’esistenza degli altri uomini come un fatto naturale, ma appena esso si desta intuisce la verità» (Romano Guardini, Introduzione alla preghiera, pp. 84-85). E la verità è che tutto è “dato”, nel suo duplice significato di oggettivo punto di partenza per l’indagine e di dono che ci viene fatto. È proprio il ridestarsi del sentimento, del cuore, ciò che è tremendamente necessario ancora oggi e per questo abbiamo voluto metterlo al centro dei dieci giorni di Melzo Incontra. È successo, così, che umanità differenti, le nostre, sono state ri-svegliate dagli incontri che capitavano, dalle amicizie che sono sorte o ri-sorte e dalle molteplici provocazioni che sono state proposte durante la manifestazione.

Nell’assemblea con chi ha collaborato in maniera più stretta alla realizzazione dell’evento (in totale più di cento persone), è emersa in maniera netta la grazia – nel senso proprio di un evento imprevedibile eppure bello e desiderabile – di incontri che hanno permesso di entrare sempre più nel tema (“In te c’è molto di più”) e nell’evento che abbiamo proposto. È il caso di Marco e Paolo che nel dialogo con chi visitava la mostra “Vivere Ancora”, costruita da loro e da altri amici, si sono sentiti sempre più “portati dentro” quel percorso; oppure di chi si è accorto, man mano che si sviluppava la settimana, che quanto stavamo facendo «era anzitutto per me». Lo stupore per amicizie riallacciate o scoperte è stata la nota che ha contraddistinto il Melzo Incontra di altri: ragazzi come Daniele o Rebecca che non vedevano l’ora di passare in oratorio anche solo per godere di quel clima familiare che si respirava, o come altri che si portavano i libri per studiare e che ancora oggi continuano a farlo insieme tutti i giorni in aula studio. Per dirla ancora con Guardini, «ci siamo incontrati ed è nato quello che chiamiamo amicizia […]. Questo ha un carattere di profonda necessità perché, una volta avvenuto, sentiamo che non potrebbe essere diversamente» (Idem, p. 85).

Melzo Incontra è stato, come l’ha ben definita don Mauro durante la Messa della Festa dell’Oratorio, «un percorso altamente impegnativo eppure praticabile da tutti»; di ciò ne è testimonianza la grande partecipazione agli eventi proposti (la Gazzetta della Martesana, media partner dell’evento, ha calcolato in 1.400 le persone che sono passate in quei giorni nei 25 momenti proposti) e la varietà delle provenienze: dentro e fuori della Città, ma anche più o meno abituati a frequentare i luoghi della Comunità cristiana.

È stata una proposta che, sorta a novembre 2021 da un paio di assemblee e da una quarantina di persone, ha voluto fin da subito intercettare tutti e chiamarli ad incontrarsi per guardare a quei brandelli di bellezza, bontà e verità che sono nel mondo e cucirli, insieme, perché si possa ri-generare una società veramente a misura d’uomoC’è in ciascuno un punto che è sensibile a questa chiamata: il cuore, così colmo di desideri e di esigenze che lo qualificano come una tensione costante all’infinito (per questo, ciò che è veramente “a misura d’uomo” è l’infinito!). Lì si gioca la partita della vita, perché è il luogo in cui prende le mosse ogni scelta come tentativo di risposta al bisogno di felicità, di amore, di giustizia. Davvero ha ragione Dostoevskij quando afferma che «il campo di battaglia è il cuore dell’uomo» (cfr. I fratelli Karamazov), quel cuore che è il denominatore comune a tutti, che ha come un “fiuto”, a dirla con il Papa, un istinto innato per ciò che è buono, bello e vero.

Tutto ciò ha permesso di sentirsi a proprio agio anche coloro che una certa retorica chiamerebbe “i lontani”: incuriositi, stupiti, rallegrati man mano che si immergevano in quel contesto. Come quei ragazzi entrati nel cortile dell’oratorio con fare un po’ arrogante e presuntuoso che dopo un incontro serale sono usciti senza parole e cambiati in volto colpiti da un fascino che non si aspettavano ma che in cuor loro, certamente, attendevano. O come quella ragazza, invitata da un’amica, che pur ritenendosi inizialmente estranea è tornata a casa commossa con la percezione di essere parte di tutto quel che veniva proposto.

Si sono sentiti a proprio agio i bambini e i ragazzi, coinvolti da sfide sportive come i kart a pedali e l’arrampicata e da esperimenti scientifici a cui tornavano, dopo averli fatti la prima volta con un esperto, chiedendo di poter guidare loro altri amici nell’avventura della conoscenza.

La forza motrice di questo evento è stata la libertà di tantissime persone di ogni età, con forte prevalenza di giovani e ragazzi delle superiori, che da novembre in poi si sono aggregate e hanno lavorato a questo progetto, ciascuno per la sua parte. Persone in cui è chiara o in cui si è ridestata la coscienza di essere comunità, Chiesa, e, insieme, il desiderio di partecipare questa ricchezza agli altri. Il servizio, d’altronde, è il nome che sintetizza la carità-missione quando diventa operativa, perché la Carità ci è donata dal Padre mediante il Figlio e ci è donata in abbondanza a tal punto da non poterla trattenere tutta per sé; la carità-missione è un traboccare, un condividere con l’altro la pienezza che vivo.

Riflettevo su quella parola di Gesù in Mt 18,20, «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Pensavo a come noi fossimo davvero radunati in ragione di Lui, attraverso quella convocazione così abituale, eppure straordinaria, che è la nostra Comunità cristiana, per aiutarci a ricercare la Sua Presenza che sempre ci interpella e provoca attraverso «gli uomini, le cose e gli avvenimenti […] messaggeri e figure dell’azione piena di amore di Dio» (R. Guardini, o.c., p. 87). Proprio l’origine in Cristo, vissuta e sperimentata dentro l’appartenenza alla Compagnia cristiana promotrice dell’evento, dice che chi abbiamo incontrato non ha incontrato soltanto noi, ma anche il Signore Gesù, vivo. Non per nostro merito, ma per il dono ricevuto in questa comunione. Così, posso dire con certezza che questa realtà è stata una finestra aperta su quell’infinito per cui è fatto il cuore di ciascuno, piccolo o grande che sia, qualunque sia la sua storia.

Nell’attesa di costruire una seconda eventuale edizione di Melzo Incontra, il match ora si sposta sulla quotidianità, dentro la quale ha voluto tuffarsi questa prima manifestazione. Citando ancora don Mauro, «la sfida sarà quella di affrontare con occhi nuovi (e cioè penetranti) ciò e chi ci verrà incontro!», per non perderci il Signore Gesù mentre ci passa accanto.

don Davide