Saluto a Suor Elisa

Guardacaso, ma niente è mai un caso, la liturgia oggi ci parla di conversione e calma, pazienza e fatica, tribolazione e speranza… Proprio quello che ci vuole in un momento così particolare e intenso in cui esprimiamo tanta riconoscenza a Suor Elisa e nel contempo ci prepariamo a vivere un nuovo anno pastorale che sarà senz’altro impegnativo. Verrebbe voglia di ripetere quanto già pretendevano i contemporanei del profeta Isaia: “Non fateci profezie sincere! Parlateci invece di cose piacevoli, di illusioni”. Ma la realtà è ben diversa e non è possibile nè tacerla, nè evitarla. Semplicemente, se così si può dire, va affrontata e proprio questo significa fare la volontà di Dio: affrontare e vivere quanto ci viene messo davanti in ogni momento. E adesso ci viene chiesto di vivere intensamente e con tutta la nostra passione questo particolare momento di distacco, di nostalgia, di qualche timore per il futuro, di impegno personale e comunitario, di miglioramento dei rapporti e delle situazioni…, insomma… di conversione! Vi assicuro che non è facile per me parlare in questa circostanza; se ci fosse stato qui qualcun altro avremmo volentieri bypassato il problema; ma ci saremmo solo illusi, come ci ha ricordato Isaia. Occorre invece che oggi abbiamo il coraggio di ascoltare una parola che sia “profezia”, che significa una parola che ci interpelli a nome di Dio, da parte sua, come sua richiesta verso di noi che a volte siamo, pure noi, un popolo ribelle, che non vuole ascoltare perchè, pensiamo, abbiamo noi le parole giuste da dire; abbiamo noi i ragionamenti corretti di proporre; abbiamo noi gli schemi giusti da attuare; conosciamo noi le esigenze giuste da assecondare… e invece oggi il Signore ci chiede di abbandonarci in modo confidente a Lui perchè solo in questo atteggiamento sta la vera forza. Ci domanda di convertirci, ossia di cambiare strada perchè solo in tal modo possiamo trovare pace, calma e salvezza.
Se davvero amiamo la nostra Comunità non possiamo non prestare ascolto a questi inviti e domandarci cosa significhino per noi. Anzitutto l’abbandono confidente: si tratta cioè della fiducia incondizionata in Lui che è il vero e unico Pastore della Comunità, l’autentico punto di riferimento per tutto e per tutti: riferimento per una festa o una catechesi; per un consiglio d’Oratorio o per una manifestazione sportiva; per un menù in cucina o per le pulizie degli ambienti; per l’amministrazione come per la segreteria; per il coro come per un torneo; per la catechesi come per il doposcuola… Tutto, ma proprio tutto dovrebbe essere fatto a motivo di Lui, a partire da Lui, imparando da Lui e arrivando a Lui. Quando così non fosse la parrocchia diverrebbe una semplice gestione di attività che però non sarebbero più il servizio di Gesù nei confronti del suo popolo; e chi gestisce tali attività non sarebbe più un discepolo (cioè uno che vuole seguire e imitare il suo Maestro), ma un mercenario che finisce per fare i propri interessi.

Mi pare che Suor Elisa ci abbia insegnato, con la sua giovialità sempre fresca e la sua generosità appassionata, che in Comunità si SERVE perchè si ama e si ama nella misura in cui si serve, sporcandosi concretamete le mani, non badando al proprio tornaconto, non stando a recriminare cosa altri non fanno, ma cominciando da se stessi a cambiare le cose, senza lamentele o mugugni o critiche di basso livello, ma puntado lo sguardo (gioioso) a Colui che è la nostra speranza come oggi ci ha ricordato San Paolo, cioè la meta, il fine, l’obiettivo di tutto quanto facciamo in Comunità. Perchè se stando anche una vita in Parrocchia non arriviamo però a Lui, non conosciamo di più Lui, non ci innamoriamo di Lui, non stiamo con Lui nella preghiera, nella S.Comunione, nella confessione frequente… ogni attività o sforzo sarebbero perfettamente inutili e la Parrocchia avrebbe fallito il suo intento! Se è solo Lui il vero motivo del nostro impegno siamo davvero forti: non ci deluderanno nè gli uomini nè le situazioni perchè sappiamo che Lui è qui ed è più grande di ogni meschinità; non ci abbatteranno le fatiche o le difficoltà perchè non ci impegnamo per un nostro interesse, ma per il bene del popolo di Dio; non ci spaventeranno le novità o le inevitabili sorprese della vita perchè sappiamo che è Lui che ci ha posti qui e non i nostri desideri o le nostre illusioni… Per questo allora è necessaria la conversione: che significa una revisione dei passi fatti fin qui e il coraggio di cambiare direzione. E’ quasi un azzeramento, ma tenedo conto e facendo tesoro del cammino compiuto per trarne lezione e ammestramento, perchè anche gli errori non sono mai un fallimento, ma sempre un’opportunità che ci viene offerta.

Quante cose ha cambiato Suor Elisa! E a qualcuno sono parse indigeste. Ma forse a volte per rimettere le cose, le motivazioni, le scelte al posto giusto è necessaria un po’ di sana rivoluzione, di novità che ci permettono di non fossilizzarci sul “si è sempre fatto così”, quasi fosse un dogma di fede, ma di apprendere nuove forme, nuove modalità; di accogliere e far posto a nuove persone (e dovremmo essere ben felici quando qualche volto nuovo volesse coinvolgersi!!); di cambiare qualche posizione o comportamento; di rivedere e verificare le ragioni autentiche del nostro impegno e delle nostre mansioni. La novità ci rimette in discussione e ci fa toccare con mano la misura del nostro amor proprio e del nostro orgoglio o la gratuità del nostro reale servizio, perchè (come ripeteva il Card.Martini) “non c’è niente di più impegnativo della gratuità”! Tale conversione, quando è autentica, dà pace e serenità perchè si comprende che non ci sono territori da difendere o fortini da attaccare, ma soltanto cuori da sintonizzare sulla stessa lunghezza d’onda di Gesù. Si comprende inoltre che nessuno è indispensabile nè insostituibile, ma che tutti siamo preziosi e importanti in egual misura. Si è certi, infine, che l’opera di Dio è più grande di noi ed Egli agisce infallibilmente, ma senza essere legato al successo immediato, bensì nei tempi e nei modi che sono i suoi! Ecco perchè allora nella conversione sta la salvezza dell’esistenza, perchè si apprende che la nostra vera riuscita e la nostra felicità stanno nella misura in cui abbiamo voluto bene. Suor Elisa ci ha voluto bene e ci ha insegnato a volerci bene. Quando fai il bene senz’altro ci rimetti e magari sbagli anche, eppure il bene è ciò che davvero rimane. E anche questa partenza inaspettata di Suor Elisa che ci lascia un po’ spiazzati, ci rammenta una volta di più la gratuità con cui dobbiamo impare a vivere e ad operare se davvero ci diciamo credenti: perchè non abbiamo un’opera nostra da portare avanti; non abbiamo dei frutti da raccogliere; non abbiamo una lode da ricevere… Siamo invece servi IN-UTILI cioè senza l’utile, senza guadagno e quindi davvero liberi.

In questa prospettiva può essere allora fruttuoso richiamarci il valore dell’obbedienza che significa “ascoltare con attenzione”: il fatto che in una Comunità ci sia il Parroco non vuol dire una prepotenza; piuttosto, a questa figura (suo malgrado, ve l’assicuro!) spetta il compito della decisione ultima attraverso la quale dare alla Comunità dei riferimenti importanti e stabili. Che se ognuno facesse o dicesse come gli pare, sarebbe semplicemente il caos! Quando invece si obbedisce (ossia si ascolta con attenzione e cercando di comprendere le motivazioni di una scelta, che può essere anche opinabile, ma che poi di fatto va presa!) si è veramente liberi, perchè non si stanno difendendo posizioni proprie, ma si sta cercando di fare il bene migliore possibile per il popolo di Dio e, soprattutto, per la sua unità e il suo camminare insieme e nella stessa direzione. Ecco perchè mi sento di domandare a tutti (nessuno escluso!) con umiltà, ma anche con fermezza, una maggiore obbedienza e fiducia, così che al di sopra di tutto ci sia davvero la carità e non altro o altri.

L’intercessione della Madonna delle Stelle e del Beato Piergiorgio accompagnino ora il nuovo cammino di Suor Elisa e la conversione della nostra Comunità.
don Mauro, 1 settembre 2019