Il messaggio del Prevosto per la domenica in Albis

A Pasqua le porte non erano appena chiuse, bensì sprangate per la paura, l’angoscia e la precisa volontà di rimanere nascosti.
Otto giorni dopo le porte sono ancora sprangate, ma stavolta non viene detto il motivo che però si può dedurre dall’atteggiamento di Tommaso: è sprangata la porta della fiducia; è sprangata la porta della speranza; è sprangata, chiusa a forza, la porta dell’assenso e dell’accoglienza del dono…
Ma Gesù viene, continua a venire! Non si dice che passò per le porte, quasi fosse un fantasma; bensì è affermato che viene, in un presente continuo: viene sempre, arriva, accade, c’è, è lì, si incarna, non si schioda!
Come a dire che non c’è situazione o stato d’animo o circostanza o condizionamento che possano ostacolare la sua presenza o impedire il suo starci accanto. Lui è già lì, all’improvviso, inaspettato, insospettato; nessuno immaginava potesse essere anche lì, eppure neanche gli Inferi del cuore o degli avvenimenti gli sono estranei.
E’ già qui, prima di noi e oltre a noi e con tutta la ricchezza e la pienezza abbondante della vita di Dio e dei suoi doni: prendete Spirito, dice il greco, senza articolo, senza cioè una determinazione; si può prendere a dismisura e nella misura di ciascuno, avendone quanto ne accogliamo. E’ lo Spirito, cioè il soffio vitale, la vita di Dio, la sua anima, il suo respiro.
Che ironia! Nel mezzo di una pandemia che… toglie il respiro, Gesù ci chiede di accogliere il respiro di Dio, facendo nostro il suo modo di vivere-a-pieni-polmoni e di guardare al futuro con le sue misure smisurate!
Ecco il senso del per-dono, cioè di quel dono grande, tanto grande da essere divino e che tuttavia è posto nelle nostre mani come stile di vita-risorta: tutta la capacità di perdono, nella sua totalità e pienezza (è questo il senso delle espressioni a chi rimetterete… a chi non rimetterete) è data ad ogni discepolo, ad ogni credente, a ciascuno di noi. Nelle nostre mani la stessa dismisura di Dio!
Dovrà essere questa la fase 2 della Comunità cristiana della quale l’evangelista dice che dopo l’incontro col Risorto erano tutti dentro, nessuno escluso, mentre in precedenza si trovavano in un luogo indefinito, isolati, ciascuno tra sé e sé. Ora invece sono tutti dentro e anche Tommaso, che pure non ha ancora fede, sta con loro.
Tutti dentro, nessuno a parte, nessuno indicato a dito, nessuno pre-giudicato, neppure chi ancora non ce la fa, perché la Pasqua, cioè la vita donata di Gesù, è un rimettere a posto un mondo spezzato; e questo lo si può fare una volte per tutte e tutte le volte soltanto attraverso la risorsa ultima e puramente gratuita del perdono, cioè dell’amore più grande e immeritato, che solo può ricostituire pur lentamente, ma globalmente, l’umanità nuova! (C.M.Martini).
Il vangelo di oggi si conclude citando in modo generico i molti altri segni che Gesù-Risorto fece: possiamo vederci i segni avvenuti in tante nostre case, nelle famiglie, nell’animo di ciascuno, nelle scelte di condivisione e di solidarietà, nelle azioni semplici e belle di ogni giorno, negli occhi lucidi di commozione e negli ampi sorrisi che dicono mi sei mancato.
Molti altri segni il Risorto continuerà ad operare tra noi se e nella misura (smisurata o meno) con cui vorremo essere partecipi del suo respiro vitale. Perché quella verità di deserto e di silenzio che quest’anno forse per la prima volta abbiamo sperimentato per davvero, trovi risposta e compimento nella verità di una sequela libera dai risentimenti, sciolta dai pregiudizi, e pronta ad amare chi non lo merita e cioè… tutti, compresi noi stessi per primi!
Citando il sacerdote e scrittore Alessandro Pronzato, recentemente scomparso:

Paradossalmente, per trovare veramente Dio, bisogna perderlo: lasciati portare via il tuo Dio triste e apriti invece alla sorpresa di un Dio irriconoscibile e il segno che hai perso la testa per Lui è la gioia: non un sorriso devoto o un poco melenso; ci vuole invece il riso pasquale, qualcosa di squassante, provocatorio e persino irriverente, di cui la Morte ha paura.

Alessandro Pronzato, “Nel cuore il mattino di Pasqua”.

don Mauro